Roma, Milano: Avvocato penale per reati penali e detenzione o accusa per corruzione politico - industriale, politici, imprenditori, reati dei colletti bianchi
La corruzione è un fenomeno multidimensionale e antico come l'umanità stessa. È nella natura dell'uomo stesso cercare di creare privilegi e benefici personali, indipendentemente dai bisogni degli altri, anche a scapito degli altri, rimanendo uno dei fenomeni più negativi che influenzano la democrazia e lo stato di diritto nella società di oggi.
Avvocato penalista per reati dei colletti bianchi e reato di corruzione
Per criminalità economica intendiamo tutti quegli atti e atti illegali di persone fisiche e giuridiche che sono coinvolte in attività economiche e commerciali. La criminalità economica rappresenta una panoramica delle forme e delle azioni criminali che svolge nell'economia.
In un senso più stretto, la corruzione può essere definita come: qualsiasi violazione del dovere delle persone ufficiali o dei responsabili delle persone giuridiche e qualsiasi attività di iniziatori o beneficiari di questa condotta in cambio di un servizio che è promesso direttamente o indirettamente, , dato, cercato, ricevuto o previsto per se stesso o per un'altra persona. " Questa definizione include la corruzione attiva e passiva, come ad esempio: per le persone ufficiali che hanno una funzione pubblica o che esercitano un servizio pubblico, persone responsabili della gestione e dell'amministrazione di società e persone che sono iniziatori di comportamenti corrotti.
Quali sono i tipi di corruzione?
- Corruzione Attivo e
- Corruzione passive
Corruzione attiva significa un reato commesso attraverso la promessa, la proposta o l'assegnazione diretta o indiretta di qualsiasi beneficio a una persona pubblica o privata per compiere o meno un atto contrario alla sua funzione o funzione. Corruzione passiva indica il reato che si ottiene cercando, ottenendo qualsiasi tipo di beneficio irregolare, o accettando un'offerta o una promessa da parte di un funzionario pubblico o privato di eseguire o meno un'azione contraria al proprio dovere o funzione.
In altre parole, la corruzione implica una violazione delle norme giuridiche ai fini del guadagno personale. Questo fenomeno può essere analizzato, almeno, in tre prospettive legali, economiche e politiche.
Nel novero dei delitti contro la Pubblica Amministrazione, la corruzione (artt. 318 ss. codice penale) è un reato plurisoggettivo (più precisamente, bilaterale) a concorso necessario.
Quali sono le pene e aspetti procedurali?
La pena attualmente prevista per il reato di corruzione è – a seconda delle diverse fattispecie – la reclusione da 1 a 20 anni; ma il Ddl del Governo ora all'esame del Parlamento sta aumentando il massimo edittale per alcune delle ipotesi. Non vi è bisogno di querela di parte per il perseguimento di corrotti e corruttori, poiché è possibile procedere anche d'ufficio. Il Ddl di riforma intende intervenire anche sui termini di prescrizione – estendendoli da 10 a 15 anni.
Chi può commettere il reato di corruzione?
Per quanto riguarda le persone attive, i casi appartenenti alla categoria della corruzione costituiscono sia reati comuni che comuni. Proprio, considerando il lato del corrotto - necessariamente un ufficiale (o un funzionario incaricato del servizio pubblico, come previsto dall'articolo 320): ad esempio l'ufficiale, un ufficiale di polizia, ecc .; comune dal punto di vista del soggetto corruttore - che può essere qualsiasi cittadino private.
Lo stabile asservimento del pubblico ufficiale ad interessi personali di terzi, con episodi sia di atti contrari ai doveri d'ufficio che di atti conformi o non contrari a tali doveri, configura l'unico reato, permanente, previsto dall'art. 319 c.p., rimanendo assorbita la meno grave fattispecie di cui al precedente art. 318. Lo ha stabilito la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione con la sentenza del 27 settembre 2016, n. 40237.
A sua volta, l'art. 319 c.p. (Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio), anch'esso toccato dalla novella del 2012, dispone che il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da sei a dieci anni.
In merito al rapporto tra la figura di cui all'art. 318 e quella di cui all'art. 319 c.p., l'orientamento giurisprudenziale dominante ritiene che lo stabile asservimento del pubblico ufficiale ad interessi personali di terzi, attraverso il sistematico ricorso ad atti contrari a doveri d'ufficio non predefiniti, né specificamente individuabili ex post, integri il reato di cui all'art. 319 c.p. e non il più lieve reato di corruzione per l'esercizio della funzione ex art. 318 c.p. (Cass. pen., Sez. VI, 15 ottobre 2013, n. 9883), con la precisazione che costituiscono atti contrari ai doveri d'ufficio non solo quelli illeciti o illegittimi, ma anche quelli che, pur formalmente regolari, prescindono, per consapevole volontà del pubblico ufficiale o dell'incaricato di un pubblico servizio, dall'osservanza di doveri istituzionali espressi in norme di qualsiasi livello, ivi compresi quelli di correttezza ed imparzialità.
Tali considerazioni valgono anche per la corruzione propria; nel caso in cui la vendita della funzione, anziché essere circoscritta alla sola commissione di atti conformi ai doveri d'ufficio contempli anche la consumazione di atti contrari ai suddetti doveri, si realizza una forma di progressione criminosa nel cui ambito le singole dazioni eventualmente effettuate si atteggiano ed elementi esecutivi di un unico reato di corruzione propria a consumazione permanente.